Da uno studio francese (per maggiori informazioni clicca qui https://bit.ly/3x79l03), che come metodologia ha incrociato i risultati delle analisi di oltre 5.000 alimenti di origine vegetale, con l’elenco delle sostanze considerate possibilmente, probabilmente, o addirittura senza dubbio pericolose dalle normative europee, emerge che più della metà dei prodotti vegetali dell’agricoltura convenzionale in Francia sono contaminati da pericolosi residui di pesticidi cancerogeni o che alterano il sistema endocrino. Tuttavia, per gli standard europei tutto è legittimo e sotto le soglie di sicurezza.
Purtroppo questa realtà non riguarda solo i Paesi transalpini. L’ultimo rapporto dell’Efsa fornisce cifre quasi identiche in tutti i paesi analizzando i prodotti che entrano nei loro mercati, con pochi cambiamenti nella sostanza. In Italia i dati sono leggermente più bassi, visto che i campioni positivi arrivano a sfiorare il 31% ma la situazione è seria e compromessa comunque, anche perchè la frutta e verdura analizzata in Italia è la totalità dei controlli mentre in Francia i controlli sono stati effettuati solo sulla convenzionale.
Una situazione che non è assolutamente rassicurante, soprattutto in un momento in cui tutti i paesi europei chiedono all’Europa di abolire politiche restrittive sui pesticidi, come quelle previste dal “farm to fork” in nome della carenza di materie prime legate alla guerra in Ucraina. Ricordiamo che l’Europa punta al 50% in meno di pesticidi, al 20% in meno di fertilizzanti chimici e al 25% in meno di terra organica.
Nei limiti di legge ma cancerogeni
Ma torniamo agli illuminanti dati francesi. I risultati, in base a quello che viene riferito dalla Francia, sono particolarmente preoccupanti: per la frutta e la verdura prodotta da agricoltura intensiva, uno dei livelli più alti di pesticidi è stato rilevato in più della metà (51%) dei controlli e in almeno due pesticidi a rischio. Non si tratta di tracce infinitesime e non quantificabili, e in quasi un caso su due (43%), le autorità sono state in grado di misurare la dose di queste sostanze.
Parliamo di frutta e verdura che vengono regolarmente trasbordate in tutta Europa e anche in Italia, e non c’è dubbio che le stesse sostanze finiscono nei piatti degli italiani.
Dal’Ufc si fanno alcuni esempi:
- in più di un quarto dei pompelmi analizzati (27,4%), troviamo il piriproxifene, fortemente sospettato di essere un interferente endocrino e di aver contribuito alle malformazioni della testa e del cervello osservate in Brasile.
- tra gli alimenti più contaminati ci sono le mele (80% dei campioni) dove viene rilevato frequentemente il fludioxonil (48% dei campioni), un fungicida sospettato di essere un interferente endocrino
- quasi tutte le ciliegie (92% dei campioni) sono contaminate e in un caso su due si tratta del fosmet (47% dei campioni), insetticida sospettato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di essere tossico per la funzione riproduttiva.
Peccato che le sostanze che possono essere cancerogene, tossiche per le funzioni riproduttive o interferenti endocrini potrebbero essere dannose per la salute anche a dosi molto basse.
“Il rispetto degli LMR è quindi un concetto obsoleto che non offre una protezione sufficiente per queste sostanze, di cui non dovrebbe essere tollerata traccia, tanto più che la loro azione può essere potenziata quando sono presenti in una miscela (effetto cocktail)” spiegano dall’Ufc.