“Il modello di sviluppo innovativo promosso da AIAB con i Biodistretti è lo strumento fondamentale che rende l’agricoltura biologica elemento portante e trainante per uno sviluppo economico che ha come obiettivo la riqualificazione del territorio, per la crescita delle aziende agricole, per la qualità della vita degli abitanti delle aree interessate e per lo sviluppo socio economico legato al contesto storico-culturale”.
Lo afferma il Vice-Presidente di AIAB Calabria Antonino Modaffari, che di recente ha partecipato ad un importante Webinar promosso da ARGAV (Associazione Giornalisti Agroambientali di Veneto e Trentino Alto Adige), dal titolo “Dalla nascita dei Biodistretti alla certificazione di gruppo. L’esperienza dei territori bio”.
Un Biodistretto è un’area geografica caratterizzante, naturalmente vocata al biologico nella quale i diversi attori del territorio (agricoltori, privati cittadini, associazioni, operatori economici, turistici e pubbliche amministrazioni) stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, puntando su produzioni biologiche che coinvolgono tutti gli anelli delle filiere fino al consumo. Il Biodistretto in sintesi è un patto per lo sviluppo green del territorio, sottoscritto dai produttori biologici, dalle amministrazioni locali e da ambiti della società civile coinvolta.
In Calabria sono presenti le realtà del Biodistretto Grecanico e di Baticòs. AIAB Calabria ha promosso la nascita del Biodistretto Grecanico nel 2009 (nell’area del basso Jonio della Provincia di Reggio Calabria), come naturale evoluzione del Circolo AIAB Calabria Jonica, che si prefiggeva lo sviluppo di un’area ad elevata depressione socio-economica e culturale, con l’obiettivo di sviluppare un progetto interno di ampio respiro, convertendolo successivamente appunto in un Biodistretto, Nell’agosto 2016 nasce invece Baticòs (Biodistretto dell’Alto Tirreno Cosentino), sul modello già consolidato dei Biodistretti nazionali.
Secondo AIAB, lo sviluppo di un Biodistretto deve partire obbligatoriamente sempre da un Piano Strategico di sviluppo territoriale, il quale sappia coniugare la realtà dei luoghi con le esigenze di sviluppo. “I Biodistretti in Calabria sono emblema di tutti questi principi. Viviamo, in una regione che ha una condizione economica e sociale di difficoltà maggiore rispetto ad altre realtà, evidenziata come è noto da numerose analisi e da più istituti L’agricoltura per la Calabria rappresenta un patrimonio strategico dal quale partire e investire, in termini moderni e avanzati, in una visione di contesti territoriali. L’agricoltura biologica, le sue energie, le sue forze, costituiscono per la nostra terra un punto di forza, una risorsa alla quale guardare per un percorso di crescita, infatti è la Regione italiana con la percentuale più alta di SAU certificata biologico e tra le prime per numero di produttori”.
Nella sua multifunzionalità, ad esempio il Biodistretto Grecanico ha collaborato e promosso la creazione di musei che raccontano il territorio, sia sulla lingua greco/antica a Bova che sulle tradizioni contadine dell’Area Ellenofona a Bova Marina; ha favorito la fondazione della Cooperativa Satyroi, impegnata a promuovere le produzioni biologiche locali; ha creato il “Festival Calabria Judaica”, orientato a divulgare il lascito della cultura ebraica nel territorio calabrese; oltre questo è costantemente coinvolto in un continuo sostegno alle aziende agricole, ad esempio nell’assistenza nella conversione al metodo colturale biologico, in varie attività informative e in un impegno costante per la conservazione della biodiversità, tramite vari progetti in collaborazione con associazioni, cooperative ed Enti pubblici e privati.
Baticos ha attivato da tempo dei mercatini mensili di prodotti biologici in varie piazze, ha incentivato la strutturazione della “Casa delle Sementi”, ha promosso il rilancio dell’Istituto Agrario di Cirella, seguendo inoltre varie attività di promozione per la conversione al biologico delle aziende e la conservazione della biodiversità.
In Calabria l’esperienza dei Distretti è stata avviata con la legge n. 21/2004 (come modificata dalle leggi regionali 5 ottobre 2007, n. 22 e 31 marzo 2009, n. 6) che ha disciplinato il riconoscimento dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità, in attuazione della versione iniziale dell’art. 13 del d.lgs. 228/2001. In particolare, la legge 21/2004 ha anche istituito il Distretto Agroalimentare di Qualità. Oltre a ciò, da sottolineare l’esistenza dei cosiddetti “Distretti del Cibo”, istituiti con la legge 205 del 27 dicembre 2017, i quali nascono per fornire a livello nazionale ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso (per ulteriori approfondimenti clicca qui).
AIAB Calabria ha partecipato a vari tavoli regionali con tutti gli attori del territorio per sostenere la articolazione di una proposta di una legge regionale sulle disposizioni in materia di costituzione, individuazione e riconoscimento dei distretti del cibo per dare attuazione a quanto previsto dall’art. 13 del d.lgs. 228 del 2001, come modificato dall’art. 1, comma 499 della legge 27 dicembre 2017, n. 205 vista sopra, ancora non avvenuta.
Con le linee guida sui Biodistretti, AIAB ha però come obiettivo la valorizzare dei sistemi produttivi locali e le produzioni alimentari che rappresentano e trasmettono al consumatore un messaggio sulla storia e le tradizioni agroalimentari di un determinato territorio, nel più ampio e generale quadro disegnato dal principio di sostenibilità, come declinato anche dall’Agenda ONU 2030.
Quindi ora, si pone spontaneo un interrogativo: per la valorizzazione del territorio nella sua complessità, è sufficiente una legge “quadro” sui Distretti del Cibo, dove confluiscono tutte le modalità più disparate di promozione dell’agroalimentare?
AIAB non crede questo possa bastare: “i Biodistretti vanno oltre, mirano alla conversione dei territorio al metodo biologico, alla partecipazione inclusiva delle popolazione rurale nella politica di programmazione, all’accompagnamento degli Enti Pubblici sui piani di sviluppo locale, alla riduzione dell’utilizzo del suolo agricolo in modi non sostenibili, senza considerare altre questioni non di poca rilevanza”.
Proteggere la natura per AIAB significa anche proteggere tutti quegli agricoltori impegnati in una seria transizione agro-ecologica, come anche sostenuto dalla stessa Unione Europea con il processo del Green Deal europeo, attraverso le strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, un piano ambizioso che ha l’obiettivo di cambiare il sistema agroalimentare in modo tale da garantire ai cittadini europei l’accesso a cibi sani e sostenibili, affrontare i cambiamenti climatici e salvaguardare la biodiversità ed assicurare un giusto compenso alla filiera.