La Terra e l’Ambiente vivono nell’attuale fase storica un momento di profonda crisi e difficoltà, dovuta principalmente ai comportamenti non corretti che l’uomo ha introdotto nei decenni passati.
Non è solo l’avanzamento del Sahara a preoccupare i climatologi. La Giornata mondiale della desertificazione, dedicata quest’anno al tema “Cibo, mangimi e fibre”, è un’occasione per fare il punto sui danni provocati dalla siccità, indagando sulle cause dell’impoverimento del suolo. La giornata è stata istituita nel 1995 nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite e si celebra ogni 17 giugno, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul degrado dei suoli e il consumo di risorse idriche, quindi sulla tutela della biodiversità e la sicurezza delle popolazioni minacciate dalla desertificazione.
Per le Nazioni Uniti entro il 2050 il 90% degli ecosistemi potrebbe essere modificato: secondo le stime la produzione alimentare richiederà ulteriori 300 milioni di ettari di terra entro il 2030 e l’industria della moda prevede di utilizzare il 35% in più di terra, per un totale di oltre 115 milioni di ettari, una superficie equivalente alle dimensioni della Colombia. Inoltre, lo sfruttamento di terreno corre parallelamente all’aumento delle emissioni che, incidendo sui cambiamenti climatici, provocano ulteriori stravolgimenti agli ecosistemi.
Riscaldamento globale ed estensione dei deserti
Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università americana del Maryland e pubblicato sul Journal of Climate ha evidenziato come nell’ultimo secolo la superficie del Sahara sia aumentata del 10%. E che tale dato sia destinato a peggiorare ulteriormente nei prossimi cent’anni. A risentire particolarmente di tale aumento sono e saranno principalmente la fauna e la flora, che in determinate zone ora si trovano minacciate. Gli studiosi, infatti, hanno ipotizzato che entro i prossimi trent’anni la metà dei 20.000 esemplari che attualmente vivono in tale habitat rischierà l’estinzione.
In Italia, secondo le stime Cnr-Anbi, ci sono aree in cui, a causa dei cambiamenti climatici e di pratiche agronomiche forzate, la percentuale di sostanza organica, contenuta nel terreno, è scesa al 2%, soglia per la quale si può iniziare a parlare di deserto. Le aree a rischio sono il 70% in Sicilia, il 58% in Molise, il 57% in Puglia, il 55% in Basilicata, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%: nel complesso il 20% del territorio italiano rischia di diventare incoltivabile.
La situazione in Calabria
Per quanto riguarda la Calabria, in alcuni studi del 2011, 2012 e 2015, sono stati valutati gli andamenti pluviometrici in atto nella regione valutato il loro impatto sul territorio. Utilizzando i dati di pioggia misurati nel corso di molti anni dalla rete pluviometrica dell’ex Servizio Idrografico Nazionale, in collaborazionecon il CNR (ISAC e ISAFOM), gli studiosi hanno analizzato le misure di pioggia giornaliera valutando la probabilità che si verifichino periodi di siccità, caratterizzati da lunghe sequenze di giorni senza pioggia. Per alcune aree della Calabria Ionica, esaminando le serie storiche delle misure di pioggia e dati sulle caratteristiche del suolo e della vegetazione, è stata valutata la suscettibilità alla desertificazione, definita dall’UNCCD (la Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione) come il degrado del suolo attribuibile a variazioni climatiche e dovute ad attività antropiche. Le ricerche hanno evidenziato una chiara tendenza negativa dei totali annui delle precipitazioni in Calabria, con andamenti diversi nelle diverse stagioni. Sono state trovate variazioni nella distribuzione intra-annuale delle precipitazioni che possono avere conseguenze rilevanti per la gestione delle risorse idriche.
Ma le cause di desertificazione che si configura come un generico degrado delle terre in particolari ambiti climatici, sono molte e complesse e comprendono, oltre alla siccità e alle classiche attività di deforestazione, sovrapascolo, cattive pratiche di irrigazione e, più genericamente pratiche di uso del suolo non sostenibili, anche alcuni complessi meccanismi relativi alla pianificazione e gestione territoriale, che in Calabria, come nel resto d’Italia d’altronde, ha avuto alterni livelli di efficacia.
Giornata Mondiale contro la Desertificazione e la Siccità
“La terra è stata per millenni e continua ad essere la nostra fonte primaria per la produzione di cibo. La lotta alla desertificazione è una delle sfide globali che dovremo affrontare con decisione, attraverso politiche di sviluppo sostenibile”. Lo scrive su Twitter il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. In questo periodo di emergenza sanitaria, dunque, la Giornata Mondiale contro la desertificazione acquista ulteriore valore non solo per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche per sottolineare l’esigenza di rafforzare ulteriormente i sistemi alimentari e idrici più deboli, così da contribuire a ridurre gli effetti della pandemia sulla povertà globale.