Specie endemica della Sardegna e della Sicilia, caratterizza anche in Calabria uno dei paesaggi più suggestivi del Mediterraneo, figurando tra le specie vegetali più rappresentative del basso Jonio reggino, eppure proprio in quest’area compare fra quelle a più alto rischio di estinzione. Si tratta del Ginepro Fenicio (Juniperus Phoenicea) che nell’estremità sud della regione ha fra le zone di maggiore diffusione quella del bacino idrografico dell’Amendolea e di Capo San Giovanni, dove sono presenti piante secolari di straordinaria bellezza.
In pieno territorio grecanico cresce in particolare la sottospecie Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata Guss. Nyman, che AIAB Calabria sta recuperando con nuove piantumazioni e conservando gli esemplari esistenti. Tipica di colline aride a substrato calcareo in prossimità delle coste, è una pianta a crescita molto lenta e piuttosto longeva, svettante su un tronco dritto facilmente incline a contorcersi in prossimità del mare, può arrivare fino all’altezza di 8 metri. Ha radici molto robuste che riescono a insinuarsi facilmente nella roccia, rendendo la pianta resistente ai venti più vorticosi (è stata individuata una pianta che da precedenti stime sembra avere tra i 500 e i 700 anni!).
Con la sua chioma verde scuro, costellata di coccole di colore rossiccio
molto usate in liquoreria e fitoterapia, caratterizza i paesaggi calabresi.
Le azioni derivanti delle attività di progetto “Conservazione, Monitoraggio, Ripopolamento e Ripristino dell’habitat della macchia dell’Oleo-Juniperetum turbinatae – Area SIC IT9350145 Fiumara Amendolea e Area SIC IT9350141 Capo San Giovanni”, finanziato dal POR Fesr-Fse – Calabria 14/20 – Asse 6 – Piano di Azione 6.5.A.1– Sub-Azione 2, sono state svolte in una delle aree della Calabria meridionale di particolare rilevanza per la tutela e la conservazione di uno degli habitat più particolari d’Europa. La fascia di interesse ricade in un’area caratterizzata da macchia di sclerofille sempreverdi mediterranee e sub mediterranee, dove il Ginepro fenicio trova il climax ideale per la propagazione, in consociazione con piante erbacee, arbustive ed arboree autoctone. Le attività progettuali sono state condotte nel pieno rispetto della direttiva della Rete Natura 2000, la quale costituisce un importante elemento per conservare, proteggere e gestire la Biodiversità, mediante attività dì conservazione non solo all’interno delle aree costituenti la stessa Rete, ma anche con misure di aiuto diretto delle specie la cui conservazione è considerata un interesse comune di tutta l’Unione.
Lo studio ha contribuito ad attivare dei modelli di salvaguardia della biodiversità, grazie alla corretta valutazione del reale stato di conservazione, effettuata tenendo conto di tutte le influenze sull’ambiente (aria, acqua, suolo, territorio), sugli habitat e sulle specie presenti sul sito. Fra le attività previste nel progetto si è svolta una attività di mappatura in Gis e un’indagine socio-antropologica, grazie alle quali si è riusciti a determinare l’areale reale in cui oggi è presente, riuscendo a valutarne la consistenza numerica e l’estensione, e conseguentemente stabilendo la loro potenziale importanza a livello economico per un’eventuale diffusione effettiva della pianta sul territorio.
FIRAB (Fondazione di Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) e il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, partner di progetto, in concomitanza, hanno realizzato una serie di studi sulle potenziali diffusione degli habitat a livello regionale. Il focus principale di queste attività è legato principalmente alla germinazione dei semi, attivando prima in laboratorio e successivamente in vivaio una serie di protocolli, al fine di valutarne l’efficacia e la rappresentatività per numero di semi germinati e plantule nate. Le analisi e le procedure sono volte a rimuovere la dormienza e massimizzare la germinazione dei semi di provenienza autoctona.
«Obiettivo di questo lavoro – dice Luis Urra, Presidente di AIAB Calabria – è quello della tutela della biodiversità. Grazie al recupero del Ginepro Fenicio, una pianta che è sempre stata presente nell’Area Grecanica, come confermato da diverse fonti storiche, si intende recuperare, non solo la biodiversità a rischio di estinzione ma anche stabilire protocolli di riproduzione con metodi biologici. La diversità biologica è il risultato di 4 miliardi di anni di evoluzione, tutelarla e ripristinarla equivale alla sopravvivenza del pianeta».
Nello specifico ad oggi le attività progettuali sono in un’ottima fase di attuazione in quanto si è giunti alla fase di determinazione dei dati, con successiva redazione della pubblicazione scientifica e presentazione dei risultati.